Parlo sempre con grande piacere delle vacanze che ho trascorso in campagna da bambina, con la mia nonna materna - mamaia, come si dice in Muntenia - che, nonostante fosse un vero e proprio "gendarme", amavo molto. L'altro giorno ero in visita e parlavo ancora del mio "paese", della cucina estiva con il forno contadino in mattoni bruciati, dove si cuocevano torte di crema e di mele e dove si bolliva il mais sui piroli davanti al forno. Sono tornata a casa avvolta da questi ricordi e continuavo a pensare a quella vita di campagna, dove tutto era fatto con fatica, l'acqua non veniva dal rubinetto ma dal pozzo, il calore non veniva dal tubo ma era fatto nel tempo, tagliando la legna, prendendo la cenere dalla stufa, costruendo il cumulo di legna nella stufa perché bruciasse bene e aspettando che la stufa si scaldasse. Ma che buon odore aveva quel calore.

fonte: youtube.com
Bellissimi oggetti in legno per l'infanzia
Poiché il legno è sempre nei miei pensieri, ho iniziato a cercare nei miei ricordi gli oggetti in legno di mia nonna. Mi sono ricordata di come usava lavare il bucato con l'acqua piovana e il sapone fatto in casa in una tazza di legno (albia), posta in obliquo su un apposito supporto anch'esso di legno. Non riesco a descrivere il candore di quei lavaggi, che alla fine venivano calcinati con acqua in cui metteva un po' di sineal (colorante blu naturale). Era perfetto!
Ricordo il pozzo dove la nonna sbatteva il burro. La grande cassa di legno con le gambe corte, che lei chiamava granaio, dove teneva la farina in uno scomparto e la semola in un altro. Il piccolo lavatoio di legno accanto alla pompa dell'acqua dove si lavavano e si scolava i piatti. Il tavolo sotto il melo, fatto di assi non sbrindellate, dove si pranzava d'estate. Di tutti i cucchiai di legno, cucchiaini e cucchiaini di legno, dei fondi fusi da tanto uso, della coppetta (copeietta) in cui impastava il pane, il mallo per le torte o il cozonac.
Ricordo anche i fusi con cui la mamma filava la lana la sera, nella stanzetta, alla luce della lampada a gas, e come mi addormentavo allo sfrigolio del fuso. Del telaio dove tesseva tappeti, trapunte, copriletto, zerbini e zerbini, dei sudori di guerra, del setaccio dove si batteva la canapa dopo averla tenuta a mollo per un mese nella pozzanghera. Le botti, la macina e la trebbiatrice per il mais nel magazzino.
Mi sono venuti in mente i letti in legno con le alte sponde in legno, l'armadio con le ante a vetri nella parte superiore, dipinto e ridipinto nel corso degli anni, una vera e propria esposizione. shabby chicdella semplice mensola, con 3 pali che poggiavano su elementi torniti, su cui stavano i libri di mio zio; della cassapanca dipinta della dote della "casa grande", in cui la mia mamma teneva le sue cose morte che aveva raccolto con cura nel corso degli anni e che mi mostrava sempre per non farmi dimenticare; del tavolino a tre gambe su cui girava la polenta della mamma e delle poltroncine intorno; della vecchia icona, dipinta su legno, che ha vegliato su diverse generazioni, con l'asciugamano sopra di essa cucito con motivi contadini.
Sono ricordi piacevoli e, fortunatamente, non sono gli unici. Rappresentano una parte della mia vita, della nostra vita passata, e credo sia bene ricordarli di tanto in tanto. Possiamo costruire ancora, possiamo e dobbiamo migliorare la vita in campagna, ma credo che le radici non vadano tagliate. E se possibile, conserviamo gli oggetti del passato e integriamoli nella nostra vita attuale. E soprattutto non dimentichiamo.


fonte: thefreshloaf.com

fonte: scarisoara.ro

fonte: samanatorul.blogspot.com

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